Nel IV sec. a. C. un giovane guerriero lucano risparmia la vita a un nemico elleno che, in segno di riconoscenza gli regala un medaglione. Molti anni dopo, un atto sacrilego, compiuto nel santuario federale lucano, indurrà la sacerdotessa, responsabile del sito, a interpellare l’oracolo di Dodona. Le iniziative per interpretare correttamente il vaticinio si intrecceranno alle rivalità tra Lucani dei monti ed Elleni della costa, tra simpatizzanti dell’eleatismo e adepti del pitagorismo. Sullo sfondo, gli appetiti e le lusinghe dei potenti vicini dei Leukanòi, da Dionigi di Siracusa ad Alessandro il Molosso, da Alessandro di Macedonia ai sempre più minacciosi Romani.
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SKU: | 9788898200245 |
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Nota dell’editore, Franco Villani
“Chi guarda la terra dall’alto vedrà le genti umane raccolte intorno al mare come, intorno ad uno stagno, delle formiche o dei ranocchi”.
Così Platone descrive il Mediterraneo, le cui rive, già 3000 anni fa, erano disseminate di colonie fenicie e greche. “In fondo al mare, verso la notte”: è la suggestiva espressione usata da Omero per indicare il viaggio dei greci sulle mitiche rotte di Ulisse.
L’eco di mille racconti, il sogno di terre lontane, lussureggianti ed irrigue, spinsero i greci nell’ottavo secolo a.C. a navigare verso occidente.
Uomini amanti del sapere, filosofi, poeti e legislatori dettero inizio a quel grandioso periodo della storia antica che va sotto il nome di “Magna Grecia”.
È questo il contesto che fa da sfondo al nuovo romanzo storico di Paolo Cioffi intitolato Leukanòi (Lucani), autore non nuovo a questo genere. Si tratta infatti della pubblicazione del suo settimo romanzo storico.
Questa volta le vicende narrate raccontano un capitolo particolarmente importante della nostra storia: il contatto fra il mondo greco e il mondo lucano. Numerosi sono i siti archeologici greci situati in terra di Lucania che fanno da contesto alle vicende del romanzo: da Metaponto ad Eraclea, da Pandosia a Serra di Vaglio, dalla scuola ionica di Pitagora a quella tirrenica di Elea.
Per i Lucani, i Greci – come dice l’autore – “rappresentavano al tempo stesso i nemici da combattere, perché di ostacolo alle loro mire espansionistiche, e i modelli da imitare, per la loro raffinatezza, la loro cultura, la loro ricchezza”. Ma il ritrovamento, in terra lucana, di reperti greci è talmente grande da farci chiedere se fossero tutti greci gli artisti che produssero quest’arte: l’Italia meridionale conserva infatti più testimonianze greche della stessa Grecia.
A nulla sarebbe valsa l’opera dei greci in Occidente, se le genti italiche non avessero elaborato in forma originale i modelli ricevuti e non se ne fossero serviti per uscire alla luce della storia.
Lo scrittore francese Voltaire ebbe a dire una volta che “la civiltà segue il corso del sole: Atene, Roma, Firenze, Parigi”. Certamente i coloni greci furono attratti dalla fertilità del suolo e dalla disponibilità di acqua; ma il viaggio verso Occidente fu anche il viaggio di chi costretto a lasciare la propria patria cercava la libertà. Dinanzi alla prua che procedeva verso i luoghi dove tramonta il sole viaggiavano anche i princìpi fondamentali della democrazia occidentale.
Le vicende del romanzo si svolgono nel periodo che va dalla battaglia del Laos, tra Lucani e Thurioti, combattuta nel 389 a. C. all’inizio, circa, della seconda guerra sannitica avvenuta nel 326 a.C.
Nel corso della battaglia un giovane guerriero lucano risparmia la vita a un nemico elleno, ma trova la morte poche ore dopo. Il legame creatosi trascenderà però le loro persone e verrà trasmesso alle generazioni successive grazie a un medaglione donato dallo sconfitto al vincitore. Molti anni dopo, un atto sacrilego compiuto nel santuario federale lucano indurrà la sacerdotessa responsabile del sito a interpellare l’oracolo di Dodona, per avere indicazioni sulle modalità di espiazione della colpa. Le iniziative per interpretare correttamente il contenuto geometrico e iniziatico del vaticinio, messe in atto anche inconsapevolmente dai discendenti dei due guerrieri, si intrecceranno, nell’arco di vari decenni, alle rivalità tra Lucani dei monti ed Elleni della costa, tra aristocrazie dominanti e minoranze secessioniste, tra simpatizzanti dell’eleatismo e adepti del pitagorismo.
Sullo sfondo, gli appetiti e le lusinghe dei potenti vicini dei Leukanòi, da Dionigi di Siracusa ad Alessandro il Molosso, da Alessandro di Macedonia ai sempre più minacciosi Romani.
Dai libri di storia apprendiamo che il periodo della “Magna Grecia” si chiuse con l’uccisione di Archimède, trafitto dal gladio di un soldato romano durante il sacco di Siracusa nel 212 a.C.
Ai greci subentrarono i romani. Ma non per questo la civiltà greca si estinse. I romani, vincitori, cresciuti alla luce di quella civiltà, ne sarebbero stati i continuatori.
I templi, le statue e la pittura vascolare greca rimangono nell’ immaginario collettivo dell’Occidente come ideale estetico e come segno di una civiltà che, al centro della propria riflessione, pose sempre l’uomo nella sua identità e libertà.
E se già Orazio poté sentenziare che “la Grecia vinta conquistò il barbaro vincitore”, oggi, dopo altri 2000 anni, possiamo ancora dire che quella, nata sulle rive del Mediterraneo e nella Magna Grecia, è ancora la nostra civiltà.
INFORMAZIONI:
Autore | Leukanòi |
Isbn | 9788898200245 |