Nel IV sec. a.C. un giovane guerriero lucano risparmia la vita a un nemico elleno che, in segno di riconoscenza gli regala un medaglione. Molti anni dopo, un atto sacrilego, compiuto nel santuario federale lucano, indurrà la sacerdotessa, responsabile del sito, a interpellare l’oracolo di Dodona. Le iniziative per interpretare correttamente il vaticinio si intrecceranno alle rivalità tra Lucani dei monti ed Elleni della costa, tra simpatizzanti dell’eleatismo e adepti del pitagorismo. Sullo sfondo, gli appetiti e le lusinghe dei potenti vicini, da Dionigi di Siracusa ad Alessandro il Molosso, da Alessandro di Macedonia ai sempre più minacciosi Romani.
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Leukanòi (Edizione scolastica)
Dalla introduzione di Giovanni Caserta
La storia di Leukanòi parte dal giorno in cui, tra Lucani e Thurioti, nel 389 a. C., si svolse la battaglia del Laos, si chiude con l’arrivo dei Romani, al tempo della seconda guerra sannitica (326 a. C).
Corrono, dunque, sessant’anni di storia, o poco più, tutta segnata dai contrasti inevitabili che intercorsero, ad intervalli, tra i Lucani e i Greci o, meglio, Elleni. I Lucani, popolazione sana e robusta, erano tutti dediti alla agricoltura e alla pastorizia. Poco erano interessati alle coste, su cui, invece, a partire dall’VIII secolo, si insediarono coloni greci. Costoro, cacciati dalla Madre Patria, troppo piccola e troppo montuosa per nutrire tutti, spesso fuggivano anche da regimi e partiti avversi. Nel loro tragitto marino si trovarono, di traverso, la terra che essi chiamarono Italia o Enotria o Ausonia. Virgilio, come è noto, – Eneide, III, 522 – , parlando dell’approdo di Enea, la disse humilis Italia, alludendo, forse, alle coste basse, più che allo stato desertico e di arretratezza.
Per i Greci rimasti in patria, la nuova Grecia, realizzatasi sulle coste dell’Italia meridionale, era la consorella Grecia, fortunata, più ricca e persino più colta. Ricca di agricoltura, di vigneti, di oliveti, di giardini e fiori, la nuova Grecia era la Grande Grecia, la Magna Graecia latina l’ Hellàs Megàle greca, terra di pittori, scultori, poeti, poetesse, architetti, filosofi, matematici, astronomi. Era altrettanto naturale, perciò, che, assaliti dai Lucani irrompenti dalle montagne, gli Elleni chiedessero aiuto ai re amici, di là dell’Adriatico, donde accorse Archidamo, re di Sparta e, successivamente, Alessandro il Molosso, re dell’Epiro, ambedue con mire espansionistiche. Furono puntualmente sconfitti e respinti.
Affascinato dalla robustezza morale dei Lucani, non meno che dalla superiorità civile, culturale e artistica degli Elleni, Cioffi usa i Leukanòi e le loro vicende come punto di partenza, quasi come pretesto, per percorrere tutta la Magna Grecia, in ammirazione. E va anche oltre.
Il romanzo è storico e, per dir così, odeporico, cioè di viaggi. Per tutta l’Italia meridionale, compresa la Sicilia, egli riscopre templi, santuari, filosofi, matematici, astronomi, fisici, che non si limita a citare, perché anzi, quasi sfidando e col gusto di mettere alla prova il lettore, ne esamina teorie, novità, scoperte, riti, credenze, pietas.
Succede, infatti, che i personaggi del romanzo facciano il cammino inverso dei loro antenati. Sotto il pretesto della consultazione del santuario di Dodona, e sotto il pretesto della partecipazione di uno di loro alle Olimpiadi (alle quali veramente partecipò Alessidamo, atleta di Metaponto), c’è un viaggio verso la Madre Patria. È l’occasione per conoscerne luoghi, uomini, cultura, miti. Succede anche che, quando una delegazione lucana viene invitata presso la corte di Alessandro Magno, conquistatore fino all’India, Cioffi spinge il suo racconto fino a Babilonia, allo stesso modo che un viaggio di espiazione è motivo per toccare le coste dell’odierno Portogallo, della Francia settentrionale, della remota Inghilterra, le terre dei ghiacciai e delle lunghe notti o lunghi giorni, fino a intravedere la Groenlandia.
Il libro è, dunque, un viaggio attraverso la molteplice e complessa cultura e civiltà greca, talché può definirsi pluridimensionale o pluridisciplinare. Si offre, cioè, ad un lettura in équipe tra professori di diverse discipline e classi diverse. Potrebbe, in altri termini, diventare strumento per un interessante e nuovo itinerario didattico. Di grande utilità, a tal fine, possono essere le note introduttive a ciascun capitolo, le note a piè di pagina e, insieme, le cartine storico-geografiche, che, come il lettore vedrà, illustrano, nel lungo racconto, la Magna Grecia, la Madre Grecia, il Medio Oriente e l’affascinante mondo al di là delle colonne d’Ercole, sconosciuto e misterioso, che, come è noto, stimolò la curiosità dell’Ulisse dantesco, fino al sacrificio della vita e al peccato.
INFORMAZIONI:
Autore | Paolo Cioffi |