Recensioni
La lettura di poche pagine ci consente di vedere “delinearsi il disegno narrativo-analitico dell’impegno dell’autore: accompagnare de visu e col cuore Orazio in tutti i momenti privati e pubblici, nei suoi sentimenti e risentimenti, i sogni, i disinganni, le donne, i perduti amori, la dolcezza dell’amicizia, la sua virtù conviviale e conversevole, l’amore infinito per la campagna, la liturgia delle stagioni, e la Natura, madre benigna e soccorrevole; e le sue origini di terragno venosino che, per merito, tenta la scalata sociale, e si afferma poeta dimidium animae del potente Mecenate nella Roma imperiale. Una narrazione che tende a “mediare” l’incontro del poeta venosino con il lettore, perché prenda confidenza con lui e col suo mondo poetico e tragga da questo “incontro” una straordinaria lezione di vita morale e di saggezza quotidiana, di riscoperta di quella virtù suprema del vivere che è consapevolezza della nostra fragilità e finitezza, del nostro disperato amor vitae”.
Nel volume è magistralmente descritto Orazio, poeta che schiva la vita caotica della Roma dei suoi tempi e cerca sempre ristoro e risarcimento nella quiete solenne della campagna vissuta come un sacramento d’amore, come scenario incorrotto della sua imperturbabile serenità interiore. Non l’assillo del tempo che fugge e ci sfugge, ma il realismo esistenziale che ci fa valorizzare il tempo presente che ci è dato, per viverlo senza infingimenti o disinganno.
INFORMAZIONI:
Francesco Niglio |