Concilium
Durante la seconda sospensione del Concilio di Trento, indetto da papa Paolo III nel 1545 e osteggiato dal papa regnante Paolo IV, il giovane Pietro, appartenente a una comunità valdese della Calabria cosentina, intreccia una relazione apparentemente fugace con Anna, la figlia del signore locale. La loro frequentazione si interrompe per la partenza di lei alla volta di Salerno, ospite dell’illuminato arcivescovo Seripando, e di lui presso i correligionari del foggiano, ivi indirizzato dal “barba” Giovanni, suo anziano mentore. Quest’ultimo gli ha affidato due originali elaborati, l’uno che sintetizza in versi le dispute religiose in atto, l’altro rappresentato da un irriverente gioco matematico, ma entrambi collegati all’equazione cubica, da poco risolta da valenti maestri d’abaco. Sarà per Pietro l’inizio di un percorso di emancipazione, da Roma a Venezia, da Ginevra a Trento, caratterizzato da una nuova consapevolezza di sé ma scandito dagli anatemi dei decreti “de fide” dei padri conciliari. Stimolato e ammaliato da donne anticonformiste rispetto alla sua Anna, come l’altera Beatrice, valdese dai nobili natali, e la muta Marieta, domestica “sui generis” al servizio della Serenissima, proverà allora a districarsi tra “spirituali” italiani e calvinisti ginevrini, tra processi per “sollicitatio ad turpia” e sanguinosi eccidi di eretici, in una cristianità dilaniata da feroci contrapposizioni che il Concilio tridentino riuscirà solo parzialmente a ricomporre.
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Iconografie del paesaggio lucano
Gerardo Corrado vive a Potenza. Insegnante, per brevi periodi, in alcune scuole dell’Appennino lucano, viene in contatto con l’estrema povertà dell’interno della regione. Dopo il servizio militare, per tre anni, è insegnante dei minori presso il Carcere Giudiziario di Potenza. Nel 1969 lascia Potenza e va a insegnare nella periferia romana (Primavalle). Qui l’intreccio tra sviluppo e sottosviluppo lo impegna politicamente con proposte contro l’emarginazione e il disadattamento. Ma non cessa i legami con la sua regione nativa. Roma è solo la “Capitale del Sud” dove si scarica il peso di un’opposizione mai risolta in Italia: quella tra città e campagna. È proprio riflettendo sul contrasto tra città e campagna che Corrado fa il suo incontro con il pensiero di Giustino Fortunato, il primo, tra gli storici e gli studiosi del tempo, che indicherà agli italiani l’esistenza di due Italie, non solo economicamente, ma, anche moralmente. Il catalogo presenta 30 dipinti a colori e 32 disegni in bianco e nero.
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Il mondo dietro le palpebre
Questo libro invita a esplorare quegli attimi unici in cui il mondo si dissolve dietro le palpebre e emerge qualcosa di più profondo: la calma, il piacere, la connessione con l’essenziale. Ogni pagina è un rifugio, un angolo intimo dove il tempo sembra fermarsi e i sensi si risvegliano. Qui, chiudere gli occhi non è un atto di fuga, ma di riconciliazione. È un viaggio verso quei piccoli universi personali dove il silenzio parla, il riposo abbraccia, e il momento presente diventa un dono. Un omaggio visivo e poetico alla pace che troviamo nella quotidianità quando guardiamo verso l’interno e facciamo di quei momenti il nostro rifugio.
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Le storie dimenticate dell’8 settembre 1943
Tutti conoscono quello che successe dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Le truppe Alleate bombardarono paesi e città. Ma pochi conoscono la fine che fecero i soldati dell’esercito italiano dislocati nei tanti fronti di guerra, che, in seguito all’armistizio, vennero a trovarsi senza ordini e senza direttive. Circa 700mila soldati italiani, disarmati dagli ex alleati tedeschi, vennero deportati nei campi di concentramento. Quasi 80mila furono i soldati che persero la vita durante la tragica ritirata dalla Russia. In Africa l’esercito inglese fece prigionieri oltre 300mila soldati italiani. Circa 125.000 furono fatti prigionieri degli Stati Uniti. Oltre 50.000 furono quelli fatti prigionieri dalla Francia.
Il volume intende ricordare i sacrifici di soldati mal equipaggiati; caduti e dispersi in terre lontane; rientrati con mille peripezie attraverso itinerari difficili e aiuti inattesi; prigionieri ingabbiati nelle stive delle navi e affondati; combattenti diventati ostaggi con viaggi interminabili verso destinazione ignota; soldati trattenuti oltre la fine della guerra e non desiderati a rientrare in Italia. Pagine di storia poco raccontate. Le “storie” di questi contadini, artigiani, operai devono appartenere alla “Storia” delle nostre comunità, oggi libere, anche grazie al loro sacrificio.
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Nel centro dell’inferno
Dopo aver trascorso a Salandra i primi 11 anni della sua vita, Nicola Castellano viene mandato a studiare in Collegio a Frascati ove rimane per 8 anni. Nel 1941, mentre frequenta il corso di Laurea in Medicina, viene chiamato alle armi e inviato sul fronte russo in Ucraina. Dopo 3 anni di guerra Nicola torna a casa. Riprende gli studi e a Pisa consegue la Laurea in Medicina. Sposatosi con una ragazza toscana, esercita la professione di medico nell’ospedale psichiatrico di Lucca. Al ritorno dalla guerra scrive un diario che, pubblicato a Firenze, nel 1967, con il titolo di Inferno, andata e ritorno, in breve tempo diventa introvabile. Solo le fotocopie, casualmente ritrovate nell’archivio comunale di Salandra, permettono al curatore del volume di leggerne il testo e di procedere alla sua ri-pubblicazione con il medesimo titolo. Il diario è la testimonianza diretta di chi ha vissuto sulla propria pelle le sofferenze che la guerra porta con sé. I luoghi che quotidianamente sentiamo per televisione dagli inviati in Ucraina sono gli stessi raccontati nel diario (Leopoli, Donetsk, Oblast…).
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Joseph Stella, da Muro Lucano a New York
Giuseppe Stella, figlio di un notaio di Muro Lucano (PZ), nel 1897, parte per New York dove si iscrive, su pressione del fratello Antonio, prima a Medicina e poi, un anno dopo, a Farmacia. Ben presto però, Giuseppe abbandona questi studi per seguire la sua vocazione artistica. Comincia così la sua avventura artistica nella pittura americana dove viene conosciuto col nome di Joseph. Dopo aver vissuto 13 anni a New York, l’artista, comincia a manifestare la sua insofferenza verso l’America e a pensare con nostalgia al suo paese natale. E così che nel gennaio del 1909 ritorna a Muro Lucano, ritrovando il suo piccolo mondo così come l’aveva lasciato. Questo andirivieni, che lo porterà a vivere in Europa circa 15 anni, ci permette di affermare che Stella “sospeso tra due mondi, non è mai riuscito a superare il dualismo della civiltà moderna diviso tra esaltazione della società tecnologica e nostalgica evocazione della società arcaica del suo paese natale”.
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I Tranchitella di Marsicovetere, notizie biografiche e storiche
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Glicine
In Antonella si avverte l’anelito di chi conosce l’animo umano, di chi sa guardarsi dentro, di chi, dopo aver infranto le corazze che aveva indossato, si mette a nudo fino a toccare le proprie fragilità. In “Ieri e oggi” dice: “… ero gagliarda ricca di meraviglia ad un passo dal sole: oggi sono carne e sangue”. […] Ritroviamo in questa silloge i temi classici delle precedenti raccolte (ben cinque) qui espresse con una diversa consapevolezza e sensibilità. Gli affetti puri sono lì – la madre, il compagno di vita, i figli, i nipoti, i suoi amati gatti – ma Antonella è ancora una volta lucidamente consapevole della mutevolezza dei sentimenti che lei stessa ha trasformato attribuendogli un valore e una sostanza nuova.
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Versi scelti
Versi scelti è il titolo di quest’ultima fatica letteraria di Carmen Lucia. La parola versi richiama la precisa e voluta aderenza a determinate forme metriche, frutto della convinzione dell’autrice che il rispetto della metrica rifletta una comunanza di spirito fra poeta e società del suo tempo. Le poesie che compongono Versi scelti sono frutto di una selezione operata dalla poetessa stessa che ha ripreso e rivisto poesie già pubblicate integrandole con nuovi componimenti per raccontare di sé e del proprio vissuto, ma anche per trascendere l’esperienza personale e giungere a toccare l’universale.
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Riflessioni sull’uomo moderno
Gli indicatori utilizzati dall’autore nel suo Riflessioni sull’uomo moderno offrono una visione sintetica ed esaustiva del cattivo comportamento umano nella società odierna. Le tematiche trattate mostrano, in maniera cruda, tutte le contraddizioni del nostro vivere quotidiano.
Il continuo richiamo alla ‘natura’ dell’uomo, oscura e incomprensibile, evidenzia le contraddizioni dei comportamenti umani e la necessità di una riflessione che porti l’uomo a conoscere maggiormente il proprio intimo per potere mettere in atto comportamenti più ‘umani’ e più ‘sociali’. L’aspra critica al diffuso malessere della società vuole essere, pertanto, un invito alle persone a non farsi trascinare nel circolo vizioso di comportamenti ispirati dalla considerazione che “così fan tutti”.
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