Le poesie, si sa, sono sempre il frutto di emozioni che il poeta cerca di tradurre in parole. Il titolo della raccolta Io sono così anticipa chiaramente il contenuto delle poesie di Anna Ciampi. Si tratta di una poesia che trae ispirazione da motivi e temi che fanno parte della vita quotidiana. Sono versi che nella loro straordinaria semplicità non hanno bisogno di alcun commento: ciascuno di noi è frutto del proprio passato, della famiglia in cui siamo cresciuti, della scuola che abbiamo frequentato, delle nostre letture, delle relazioni con le persone che abbiamo incontrato. (dalla Prefazione di Franco Villani)
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Prefazione
Le poesie, si sa, sono sempre il frutto di emozioni che il poeta cerca di tradurre in parole. Il titolo della raccolta – Io sono così – anticipa chiaramente il contenuto delle poesie di Anna Ciampi. Si tratta, come si può intuire, delle sensazioni e delle emozioni che l’autrice prova nella sua vita quotidiana. Siamo cioè in presenza di una poesia che trae ispirazione da motivi e temi che fanno parte della vita di ciascuno di noi. Con versi semplici parla di sé, della sua famiglia, dei suoi amici, dei suoi affetti, delle sue giornate, delle sue vacanze.
Significativa ed emblematica è la citazione di Tiziano Terzani: Siamo le storie che abbiamo sentito, / le favole con cui ci siamo addormentati, la musica che abbiamo ascoltato, / i libri che abbiamo letto, / le emozioni che un quadro, /una statua, / una poesia, / ci hanno dato. Sono parole che, nella loro straordinaria semplicità, non hanno bisogno di alcun commento: ciascuno di noi, infatti, è frutto del proprio passato, della famiglia in cui siamo cresciuti, della scuola che abbiamo frequentato, delle nostre letture, delle relazioni con le persone che abbiamo incontrato.
Nella poesia Il linguaggio dei poeti che apre la raccolta, Anna Ciampi esplicita chiaramente la sua concezione poetica, che è desiderio di rappresentare la vita così come lei immediatamente la percepisce: Il poeta – dice – fa molta strada senza disturbare nessuno. / Attraversa la propria anima, il proprio desiderio di vita per portarlo agli altri. / Non demolisce ciò che gli altri hanno costruito, bensì lo trasforma, lo scompone, lo ridipinge nei propri pensieri per trovare altre soluzioni, altri punti di vista. Cosa rappresenti la poesia per l’autrice ce lo dice la lirica successiva, intitolata Poesia: Dolce perla sei per poesia. / Contatto sincero e diretto con la mia realtà. / Ancora oggi prendo da te la spinta. Sei il pianeta in cui vivo e che voglio coltivare.
La raccolta si compone di tre parti: Io sono così; I miei amici; Su e giù per le scale della mia città.
Nella prima parte sono raccolte le poesie che parlano, principalmente, della poetessa e del suo modo di essere. In Abbandono è delineato il suo atteggiamento subliminale nei confronti della vita e del suo manifestarsi. Tutto è semplice: / laurearsi, / fare una festa con i familiari e gli amici, / andare a Salerno dopo un giorno di lavoro, / mettersi su una sedia a sdraio davanti casa / andare in metropolitana, / andare in giro per Londra.
Nella poesia Castità esprime il suo punto di vista: Castità / vuol dire, ogni volta, / esprimere ciò che tu vuoi per te, / senza ritrosia, / senza mormorazioni. // Castità vuol dire / dare una mano al proprio destino / per costruirlo puro e determinato.
Della sua filosofia di vita in Io e le pietre si legge si legge quanto segue: Le pietre non corrono, io sì. / Le persone corrono, si spostano. / Le persone non sono come le pietre. / Io non ho una pietra al posto del cuore. / Le persone amano, le pietre no // Le pietre rimangono lì, sempre uguali a se stesse. / Le pietre sono inanimate, non hanno volontà, io sì.
La fontana dell’epitaffio è, invece, l’occasione per tratteggiare gli anni della storia contadina che, per lungo tempo, hanno segnato la vita della nostra regione: Conosco bene questa fontana. / Ci passavo da bambina, / andavo e venivo. / Ho bevuto e non solo io. / Hai conosciuto tutta la mia famiglia / più di me, eri già qui nell’800. // Mi fai pensare a tutto quello / che è accaduto /qui nell’arco di cento anni. / Le donne contadine non potevano portare / abiti belli sfarzosi / né usare stoffe pregiate, / ma solo abiti scuri di colore marrone, nero o blu. / Le mie antenate sono proprio quelle / che non potevano portare abiti belli.
Ricordo di un padre (non importa chi) è il grido di qualsiasi figlio che non vuol essere privato della presenza del padre: Quale figlio / dopo che il padre non c’è più / non afferra tutto / quello che lui ha lasciato / per riportarlo in vita?
La semplicità d’animo dell’autrice è ben espressa in tante altre poesie. In Spensieratezza: / Torno bambina perché lo voglio. / Torno bambina perché mi diverte. / Torno bambina perché vado al mare / anche quando il mare non è qui. In Mitezza: / Assaporo fatiche nuove, / pazienze che ancora non avevo conosciuto. / Bellezza nuova per me, / sapore di bontà. In A volte: / A volte credo al sogno, / a una visita importante, / ad un sogno che si avvera. / A volte resto ferma, / osservo ciò che accade / e non faccio nulla.
La seconda parte del volume raccoglie le poesie dedicate agli amici, spesso colleghi di lavoro. Per la collega Lina scrive: Per essere avvocato è così. / Per arrivare all’albo ufficiale / Lina percorre spazi stretti / per avere spazi in più.
A Sabrina e la sedia blu augura che i suoi sogni possano avverarsi: Sabrina siede su una sedia magica. / Il lavoro è precario ma la sedia su cui siede è speciale. // La sedia blu è davvero speciale / aiuta ad inseguire i sogni. / Sabrina ne vede almeno tre / che conta di avverare. Tenera è l’ode a Maria Cristina: Ti ho invogliato perché tu mi venissi a trovare. / Vieni, ti aspetto. / Ho costruito uno spazio tutto per te. Ho rinnovato il tuo volto.
Quanti sono coloro che non hanno partecipato ad almeno una mitica “cena” con i compagni di classe? Molto toccante ed evocativa di ricordi è La cena con i miei compagni del liceo: …quei fanciulli che / attraverso la cena / fanno ingresso nell’attualità. // …non più giovani studenti / ma avvocati, funzionari, architetti, / professori, dirigenti, ingegneri, medici. / I volti sono tutti belli e incantati, emozionati. Ognuno nutre una proposta nel cuore: / vuoi essermi amico ancora?
L’importanza delle amicizie nella vita di ciascuno di noi è testimoniata dalle poesie il Vento, in cui l’autrice scrive: Ascolto la tua voce / mentre fende l’aria. In Incitazione si legge: Suona amico mio / ti sentirai più giovane. / Suona amico mio / accompagnerai le tue ore lieti / ma anche quelle tristi.
Solidarietà e umana comprensione sono espressi in Incontro: Il suo viso mi invita ad ascoltare. / È persona dolce e stanca. / Mi confida: ho appena donato il sangue. / Poi prendiamo il caffè. Un augurio per tutti è la lirica S. Valentino: Ti conosco amico mio, / ti conosco amica mia, / Buon San Valentino!
La terza parte – Su e giù per le scale della città – è composta da sette brevi componimenti in prosa. Due sono dedicati alla città di Potenza. In Attraversando la città a cavallo scrive: “È affascinante rivedermi a cavallo, in città, al sicuro, nella notte. Alle dieci di sera. Se non fosse capitato a me, non ci crederei: attraversare la mia città a cavallo mi faceva sentire padrona di tutto, a cominciare dall’aria. C’erano anche le lucciole. Era una notte d’estate. Avevo vinto la paura e la vergogna. I lampioni davano una luce fioca; bastava appena per farci guardare. Che bella l’estate del 1963. Questa è la mia città, quella che mi ha sempre ospitata. Come potrei non esserci affezionata? La mia città mi sta sempre attaccata ai piedi. Hanno fatto una legge apposta: “Ius Soli”, sei di dove sei nato”.
Forte è il desiderio di contribuire a migliorare la vivibilità della propria città: “Non lascerò più che la mia città sia indigente e nemmeno che sia abbandonata. La mia città sarà piena di fiori. Fiori… già ci sono: cultura, poesia, racconti, musica, teatro, scuole, palestre, corsi di ballo, Università,Uffici amministrativi…Già ci sono. Quello che non c’è in abbondanza è l’amore verso tutti loro… Ma io l’amerò ancora di più per questo. Farò qualcosa per farla rinascere”.
La religiosità che accompagna la vita dell’autrice è ben espressa nella prosa Le Madonne di mia madre dove scrive: “Quanto è difficile parlare di mia madre. Mia madre ha 95 anni; le Madonne che lei conosce sono la Madonna di Viggiano, la Madonna del Monte Carmine, la Madonna di Pierno e quella di Pompei. Mia madre per sette anni ha vestito solo di nero, dalla testa ai piedi. Indossava uno “sciarpone” nero con una lunga frangia di lana. Lo indossava sulla testa e lo annodava sotto la gola, così aderente che il viso e lo scialle erano un tutt’uno”.
Pensosi sono i componimenti finali. L’abito grigio di Joseph rappresenta una sorta di metafora in cui si invitano le persone ad abbandonare il “grigio” che, notoriamente, indica una tonalità povera o priva di vita a favore di un colore più armonioso e solare. Chiudono la raccolta Corpi celesti, riflessioni sull’aldilà, e Elogio dell’intelligenza, che si possono considerare una sintesi del pensiero dell’autrice, che sempre ha cercato di ricondurre ad unità le ragioni del cuore e della ragione.
Più volte, come si vede, si è detto della semplicità dei testi di Anna Ciampi. Non è un limite o una “diminutio”. È piuttosto un merito.
Franco Villani, editore
INFORMAZIONI:
Autore | Anna Ciampi |