Le notti d’agosto si riempivano di risate e canzoni, di fette d’anguria e pannocchie arrostite, di birra spumeggiante e serenate appassionate. L’alba infilava quei giovani nei letti e le lamentele delle mamme si spegnevano al passaggio della furnare. Il giorno con i suoi affanni e le sue turbolenze poteva attendere: era la notte la loro regina che, magicamente, quasi sempre e quasi per tutti, si colmava di luce.
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La prima edizione di Pignolerie di Gerardo Acierno, maestro elementare di Pignola, risale al 1987. Conoscevo Gerardo in quanto insegnante a Tito, circolo di cui, allora, ero Direttore Didattico. In occasione della presentazione del suo libro, ebbi a dire che il suo testo mi era piaciuto tanto che “era il libro che avrei voluto scrivere io”. Sono quindi molto felice che, a distanza di circa 30 anni, una nuova edizione passa attraverso la Villani Libri Editore.
Scrive Cesare Pavese: “Un paese ci vuole, non fosse altro che per il gusto di andarsene via”. E’ vero, però, che, anche quando vai via, il paese rimane lì, ad aspettarti. E te lo porti nel cuore. Ha ragione il poeta Alfonso Gatto, quando aggiunge: “Abbiamo tutti fretta di morire / per tornare al paese”. In esergo, Acierno cita i seguenti versi di Vito Teti: “Non si è passato o presente./ Si è passato e presente. / Non si resta o si fugge. / Si resta e si fugge. / Non si abbandonano i paesi o si resta nei paesi./ Si abbandonano i paesi e si resta nei paesi”.
Michele Parrella, pur vivendo, per quasi tutta la vita, lontano da Laurenzana, suo paese natale, scrisse ”Qui sono nato / qui ritornerò”. E Leonardo Sinisgalli, poeta di Montemurro, ricordando lo “strappo” del trasferimento dal paese, scrive: ”Partimmo, attraversammo il fiume… Io dico, qualche volta per celia, che sono morto a nove anni, dico a voi amici che il ponte sull’Agri crollò un’ora dopo il nostro transito”.
All’inizio della sua carriera, come tanti altri maestri lucani, e non solo, Acierno ebbe la cattedra di insegnamento lontano dal suo paese. Si trasferì a Marsiconuovo. Giovane, incontrò una maestra del luogo. Cominciò una nuova vita: matrimonio,
nascita dei figli, nuove relazioni… Quella che, all’inizio, era considerata una tappa per poi rientrare al proprio paese, diventò una permanenza lunga circa trent’anni. Ma Gerardo, pur essendo ben integrato nel paese di Marsiconuovo, non poteva fare a
meno della sua Pignola. Spesso vi ritornava; partecipava alla vita culturale, civile, sociale e politica. Vi costruì una casa, pensando che prima o poi vi sarebbe tornato. Gli anni passarono e il desiderio si avverò. Ora è a Pignola. Ma era davvero partito? La scrittura del libro è l’occasione per riandare indietro nel tempo, e dare voce alle emozioni e alle sensazioni custodite nello scrigno del proprio intimo.
Il libro è scandito in quattro parti: dentro il paese; le persone; le costumanze; le storie. Dentro il paese c’è la piazza, su cui domina palazzo Gaeta, la Chiesa Madre, il convento, i riti religiosi, la processione della Uglia (salto nel fuoco con il simulacro del Santo sulle spalle), gli scontri con i ragazzi del quartiere cinese, la vita nel vicinato e nei vicoli tortuosi… Vivi sono i ricordi delle tante persone conosciute: il fisarmonicista che allietava le serate in compagnia degli amici, il giocatore di biliardo che giocava a “bazzica”, Pacchia, gestore del cinema “Excelsior”, Vita Carogna, personaggio che dovette il soprannome alla sua visione del mondo, Pietro il poeta, Gerardo gestore del “Bottegone”(una sorta di emporio dove si trovava di tutto) … Veri e propri affreschi sono le descrizioni di alcune tradizioni e costumanze allora fondamentali per la vita di paese e oggi quasi del tutto scomparse. Si pensi alla preparazione del pane, al forno, alla vendemmia, alla uccisione del maiale… In questa parte del libro trovano posto, anche, la corsa dei muli in occasione della festa di S. Antonio Abate, la festa della Madonna nella terza domenica di maggio, i falò notturni, il gioco del calcio praticato nelle strade e nel campo sportivo (dove i ragazzi potevano
ammirare le gesta del calciatore diventato famoso quale giocatore del Potenza), il gioco uno mbonde la luna….Nelle storie c’è il fascismo e l’abbondante nevicata del ’56. “Il paese – conclude Acierno – dopo i Vespri del ’67 e le lotte studentesche del ’68, cambiò e con lui cambiammo anche noi, ventenni né ribelli né altro. Soltanto uomini”. Ma egli sa che gli uomini non sono passato o presente; si è sempre passato e presente. Si è Gerardo Acierno, insomma, perché si è pignolesi e si sono conosciute, vissute e raccontate le “pignolerie”.
Franco Villani, editore
INFORMAZIONI:
Autore | Gerardo Acierno |
ISBN | 978-88-98200-122 |