La politica scolastica adottata dopo l’Unità d’Italia doveva fare i conti con realtà territoriali arretrate rispetto a regioni come il Piemonte e la Lombardia. Pur tuttavia, non mancavano nel Sud realtà all’avanguardia come nel caso di Rionero in Vùlture dove due valenti e illuminati maestri Vincenzo Solimena e Giovanni Plastino, (novembre 1881- novembre 1883), pubblicarono ben 66 numeri de L’educatore lu¬cano caposcuola di tutte le altre riviste di aggiornamento dei maestri che sono nate dopo: Scuola Italiana Moderna, I Diritti della Scuola, L’Educatore Italiano… Il testo nell’offrire una esauriente sintesi delle problematiche didattiche affrontate dalla rivista ripercorre tutte le tappe dell’istruzione scolastica dalla Legge Casati del 1860 fino alla recente riforma della “Buona Scuola” e ai suoi decreti attuativi.
Prezzo: | €15.00 |
Dimensione: | 16cm x 2cm x 23cm (LxWxH) |
Peso: | 300 kg |
Recensioni
Prefazione
La considero un onore personale, la richiesta rivoltami da Michele Pinto, di redigere la prefazione anche di questo suo volume intitolato Scuola Maestri Società nella Basilicata liberale, dopo il primo uscito nel 2015 che aveva per titolo: L’Educatore Lucano La Scuola e i Maestri nella Basilicata Postunitaria. Molti i meriti del primo volume; ancora maggiori, se possibile, quelli di questa seconda pubblicazione: la costanza nella ricerca, la perseveranza nello studio e nella riflessione, l’ancoraggio forte al tema riguardante la situazione venutasi a determinare nel Meridione d’Italia, in Basilicata e a Rionero (sua città natale), dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia.
Questo ultimo lavoro rappresenta un ulteriore approfondimento del campo di ricerca connesso a quel tema che sta particolarmente a cuore all’autore, peraltro già trattato non solo nel volume citato, ma anche in altre sue precedenti pubblicazioni, (vedi in particolare Nella Terra dei Briganti. Vicende storiche e questioni aperte, (2005); Viaggio nella Storia di Rionero in Vùlture alla vigilia dei 200 anni di autonomia comunale e dei 150 dell’Unità d’Italia, (2010) e I due Giustino Fortunato e il loro casato, Quaderno n.1 della Collana Memoria e Identità – Riannodiamo il filo della memoria, del 2018).Si può quindi affermare che con questa nuova pubblicazione Michele Pinto porta a compimento una ricerca, iniziata un po’ di anni fa con determinazione e lucidità, fornendo un quadro completo del periodo storico interessato e lavorando su un tema reso difficile sia dalla evoluzione politica e sociale che ne ha connotato lo sviluppo nel tempo, sia dalla sua declinazione in chiave regionale e locale.
L’autore ha così ricostruito su fonti documentali varie non solo il pregresso più lontano, ma anche l’evoluzione successiva al periodo storico preso in esame, con gli occhi attenti e competenti del cultore della materia e con l’entusiasmo e la passione di chi ha vissuto una lunga e significativa esperienza professionale nella scuola e per la scuola. E il discorso sul ruolo sociale della scuola e del contributo che essa ha dato al lungo e faticoso processo di emancipazione culturale e civile del Mezzogiorno d’Italia e della Basilicata, resta sempre in primo piano come elemento centrale e costante punto di riferimento di questo lavoro editoriale. Dopo un’accurata analisi della condizione sociale nella Basilicata borbonica, suffragata non solo da puntuali riferimenti storici ma anche da documenti, dati statistici, fonti storiche e relazioni del periodo antecedente l’Unità d’Italia, l’autore ripropone all’attenzione del lettore la fase iniziale del difficile e complesso processo di unificazione nazionale, con lo sguardo rivolto costantemente alla realtà scolastica e alla cultura pedagogica che hanno caratterizzato il periodo postunitario, non solo in ambito nazionale ma anche e soprattutto in ambito regionale e locale.
Partendo dalla promulgazione della Legge Casati, quale momento fondamentale della scuola italiana, che diede un indubbio contributo alla scolarizzazione del popolo italiano, pur con le ambiguità e le contraddizioni della classe liberale che l’autore coglie puntualmente (il popolo resta comunque una classe subalterna, a cui si deve fornire un’istruzione rudimentale, sufficiente appena a formare dei sudditi fedeli al Re e alla Patria), il testo prende in esame in successione cronologica i primi decenni del Regno d’Italia assai ricchi di disposizioni legislative riguardanti la scuola elementare i cui programmi si susseguivano a breve distanza di tempo non certo per capriccio del legislatore ma per la presa di coscienza di una situazione nazionale che di volta in volta richiedeva degli aggiustamenti. La ricognizione e l’analisi delle principali leggi e programmi scolastici vanno oltre il periodo citato ripercorrendo anche le successive fondamentali tappe dell’istruzione scolastica, spingendosi fino alla riforma della “Buona Scuola” e ai suoi recenti decreti attuativi.
All’interno di questo ampio excursus un congruo spazio viene riservato alla concezione della figura del maestro così come si è evoluta nel tempo e che segue tutte le complesse vicende che hanno segnato la scuola italiana dall’Unità ad oggi, riflettendone non solo i problemi, ma soprattutto le incertezze e le controversie rispetto ad alcuni caratteri fondamentali dell’educazione che si doveva offrire alle giovani generazioni. La condizione di scarso prestigio sociale del maestro nei primi decenni postunitari, dovuta alla sua inconsistente e/o insufficiente preparazione professionale, al suo debole stato giuridico e alla bassa retribuzione che ne facevano uno dei cittadini più deboli e meno garantiti nel periodo liberale, viene ampiamente analizzata dall’autore anche con puntuali riferimenti alla realtà lucana e rionerese. A questa palese inconsistenza della figura del maestro, si cercò di porre rimedio non solo riformando le istituzioni scolastiche che dovevano assicurare degnamente una adeguata preparazione professionale e quindi una più seria modalità di reclutamento, ma anche con le Conferenze pedagogiche organizzate su tutto il territorio nazionale dal Ministero della Pubblica Istruzione, destinate ai maestri e alle maestre in servizio, con l’intento di far crescere culturalmente e professionalmente la classe magistrale.
Alle Conferenze pedagogiche l’autore dedica pertanto una parte interessante e rilevante di questo suo nuovo lavoro, in quanto egli stesso è fortemente convinto del valore strategico e determinante che l’attività di aggiornamento e formazione in servizio del personale docente riveste ancora oggi ai fini della qualità dell’insegnamento. Esse vengono proposte ed analizzate con dovizia di particolari e di commenti tratti soprattutto dagli articoli pubblicati sulla rivista a carattere prevalentemente pedagogico e scolastico, L’educatore lucano, fondata a Rionero in Vùlture nel 1881 dai valenti e illuminati maestri Vincenzo Solimena e Giovanni Plastino. L’autore, riprendendo in parte quanto già riportato nella sua precedente pubblicazione specificamente ad essa dedicata, ne mette in rilievo il valore culturale e di promozione sociale, additandola come una delle esperienze più significative nel campo dell’editoria scolastica della Basilicata, che ha saputo coniugare, sinergicamente, lo spirito di iniziativa e la lungimiranza dei suddetti maestri con l’impegno pionieristico del tipografo-editore Torquato Ercolani che nel 1880 aprì a Rionero la sua attrezzata tipografia. Il contributo che la rivista offre al dibattito sulle questioni pedagogiche, educative e metodologico-didattiche, sulle condizioni di lavoro dei maestri e delle maestre, sulle varie problematiche dell’istruzione in generale e dell’istruzione elementare di Basilicata in particolare, alla ricerca educativa e al confronto professionale sui temi dell’insegnamento, risulta di elevato profilo e si inserisce in una prospettiva di sviluppo e riscatto del ruolo e del prestigio sociale della classe magistrale, facendo emergere e crescere una coscienza professionale più matura, anche sulla scia di un rivendicazionismo politico e sindacale teso al riconoscimento di uno stato giuridico più solido ed a una giusta retribuzione.
In questa prospettiva risulta cruciale l’attenzione di Solimena e Plastino e dei vari estensori degli articoli ospitati sulla rivista, ai temi e alle dimensioni della professionalità che maestri e maestre devono perseguire nella loro azione educativa e didattica. Emerge chiaramente il richiamo alla necessità di disporre di maestri preparati, adeguatamente selezionati in quanto adatti a fare questo “mestiere” (non tutti possono essere insegnanti), rispettati dentro e fuori la scuola, dotati di carisma personale, capacità di ascolto, serenità di giudizio, amore per il sapere e la conoscenza, rispetto per i propri allievi e le loro famiglie. Interessanti sono le testimonianze ricavate da scritti di maestri e maestre elementari, pubblicati a cavallo tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento, dedicate a riflessioni sulla cultura pedagogica di quel periodo, sugli sforzi che i pubblici amministratori e personalità sensibili andavano compiendo nelle diverse realtà comunali della regione per istituire asili infantili, scuole elementari, strutture associative per adulti.
A tutto ciò si aggiunge la parte del libro dedicata dall’autore al suo paese nativo nel periodo storico coincidente con l’ultimo scorcio del XIX secolo, quando nella comunità rionerese si assistette ad un significativo sviluppo socio-culturale ed economico dovuto in parte alle lodevoli iniziative di intraprendenti commercianti, costruttori, artigiani, coltivatori diretti ed in parte alla costruzione e creazione di nuove infrastrutture (strade, ferrovie, banche…). Tale periodo, accompagnato anche dalla costituzione di sodalizi associativi, culturali e ricreativi (Circolo per gli Artigiani, Circolo Democratico, Università Popolare, solo per citarne alcuni), viene definito dall’autore “Rinascimento rionerese” dandone una chiara idea di una cittadina attiva ed operosa. A quel periodo e a quei cittadini illuminati, Michele Pinto guarda con stupore, ammirazione e, perché no, con una punta di orgoglio che traspare dall’enfasi con cui ne descrive le iniziative ed il tentativo ad esse collegato di proiettarle oltre i confini territoriali comunali e regionali, per immetterli in un circuito nazionale (vedi, ad esempio, la partecipazione della Basilicata con ben 5 espositori rioneresi alla Fiera Nazionale di Torino del 1884).Per questo e per quanto ancora contenuto in questo lavoro, tutta l’opera merita attenzione, considerazione ed apprezzamento: basti pensare alla ricca bibliografia, alle citazioni insistenti e riprodotte con pazienza certosina, alla diacronica esposizione che porta ad avere un perché, il come e il quando di tante e tante “riforme e controriforme” che, da sempre, caratterizzano la storia della scuola italiana. È quindi con la certezza di una lettura che sarà sicuramente utile ai molti e ai più che l’affronteranno chiudo questa prefazione, condividendo con l’autore la convinzione che richiamare il passato può rappresentare un modo utile e fecondo per analizzare e capire il presente, contribuire ad avere maggiore consapevolezza della storia anche locale e della realtà attuale per dare maggiore spessore al rapporto che deve intercorrere tra innovazione e tradizione secondo una vision che è costantemente educativa (e, conseguentemente, pedagogica), di crescita e promozione delle persone, di condizioni di maggiore vivibilità, civile e professionale di cui abbiamo tanto bisogno anche oggi.
Questa consapevolezza del passato e del suo rapporto col presente, e perché no, con il futuro, potrebbe servire anche ad innescare un processo virtuoso volto a ridurre la distanza e la frattura fra le zone più avanzate del Paese e le zone più fragili, le periferie, le aree montane e a contrastare l’emergere di una nuova Questione Meridionale, segnata da un maggior rischio di dispersione e povertà educativa.
Rionero in Vùlture, giugno 2021
Gerardo Antonio Pinto
Già Dirigente Tecnico M.I.U.R.
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Autore | Michele Pinto |