Nei versi di Luigi Ditella si respira il passato tra immagini e suggestioni; un passato che consola, mitiga il presente senza certezze per il futuro: “Lucania è il mio paese solitario / sulla collina dormiente / che ti abbraccia maestoso all’alba / e ti abbandona ad ogni tramonto. / Lucania è il mio amore lontano, / la mia donna davanti l’altare”. Anche i temi trattati nei cinque racconti, sono legati alla cultura e alla tradizione del suo paese Tricarico e della sua Lucania. Racconta la memoria viaggiando nei ricordi; evoca, con accenti suggestivi, la magia di quel tempo e di quel mondo, di quei paesaggi che diventano custodi di un destino, per una partenza dolorosa.
Prezzo: | €13.00 |
SKU: | 978898200634 |
Dimensione: | 15cm x 1cm x 21cm (LxWxH) |
Peso: | 200 kg |
Recensioni
Presentazione
Vincenzo Giuliano
In una società sempre più complessa e conflittuale, in cui tutto è sfumato, incerto, indistinto occorre un antidoto alla frammentazione del nostro tempo. E la poesia è lo strumento più idoneo per trainarci verso un nuovo umanesimo in cui riaffiorino non solo le voci più intime dell’animo umano, ma l’appartenenza, l’identità di un territorio con le sue peculiarità e anche con le sue deficienze. La poesia, con la sua creatività e fattualità, svolge un’azione prevalentemente operativa e si concretizza nella comunicazione. Una comunicazione che ti fa leggere dentro di te armonizzando il cuore con la ragione e ti avvicina nelle problematiche e nei contenuti a individui lontani nello spazio e nel tempo. L’esperienza del poeta, facendo nostra la sua fantasia, ti fa ricercare emozioni, sentimenti, ideali.
L’opera di Luigi Ditella è un ripercorrere la propria esistenza offrendo al lettore, con parole ridondanti di ricordo, spunti per frenare questa crisi d’identità che attanaglia il mondo contemporaneo attraverso un’appartenenza sempre più fragile e fluttuante. La sua silloge non si omologa ai valori veicolati dalla società. Di fatto l’autore non sostituisce l’innato spirito d’identità che alberga nel suo cuore di uomo con i suoi bisogni indotti, come l’esigenza di trovare lavoro. Anzi la sua poesia diventa denuncia per debellare un sistema che non gli dà da vivere: “Ci succhiano il sangue con i canini,/ corsari d’un mare d’inganni, /elemosinando l’esistenza/ nelle stanze e nelle sagrestie. /Quante dipartite devo subire / per le accuse senza tremori,/ a questi inchini di silenzio, e di suppliche senza speranze?”
Nei suoi versi si respira il passato tra immagini e suggestioni; un passato che consola, mitiga il presente senza certezze per il futuro: “Lucania è il mio paese solitario / sulla collina dormiente; / che ti abbraccia maestoso all’alba, / e ti abbandona ad ogni tramonto. / Lucania è il mio amore lontano, / la mia donna davanti l’altare “.
Con stile ermetico e simbolista delinea vari aspetti del suo vissuto, intriso di tanto sentimento e orgoglio per la sua appartenenza a questa terra. Un vissuto che gli crea nostalgia perché parla dei suoi paesaggi, dei suoi territori e dell’uomo lucano che pur nelle difficoltà non si abbatte ma riesce a trovare nella rassegnazione un perché alla propria esistenza. E l’autore lo trova nella poesia perché essa è la realtà che vive ogni giorno fatta di osservazione, memoria, emozioni, sogni.
I temi trattati anche nella narrativa, sono legati alla cultura e alla tradizione del suo paese Tricarico e della sua Lucania. Racconta la memoria viaggiando nei ricordi; evoca, con accenti suggestivi, la magia di quel tempo e di quel mondo, di quei paesaggi che diventano custodi di un destino, per una partenza dolorosa. Assume il ruolo dell’emigrante ma con il cuore nei luoghi della sua infanzia: “Nella mia terra si brucia; / dalla mia terra si scappa; / guaendo come lupi feroci / nelle notti più ombrose…/Perciò dovrò logorarmi, / dovrò affannarmi lontano ”.
Una vicenda questa, purtroppo, molto simile a quella di tanti ragazzi lucani che sono costretti per mancanza di lavoro a lasciare la propria terra, i propri affetti, le proprie abitudini inseguendo sogni che spesso sono costellati da incubi: “Era solo un sogno”. Negli ultimi venti anni la Basilicata ha perso trentamila persone, soprattutto giovani, e non si intravedono le condizioni per fermare questo esodo. E di fronte a questo scenario nelle liriche e nella narrativa del Ditella trionfa una gaia disperazione perché assiste impotente alla perdita di fede nell’al di qua nonostante che i giovani continuino a cercare dei sogni da realizzare.
Conoscere l’opera di Luigi Ditella è stato gradevole: rime accuratamente composte, ricche di termini ricercati, espresse con un ritmo che si adegua ai contenuti, permeate da una socialità perduta, e da un amore incondizionato per gli affetti più cari.
Sono onorato per averla presentata!
Sicuramente, chi si cimenterà nella sua lettura ne otterrà beneficio, imprimendone per sempre i suoi versi nella memoria.
INFORMAZIONI:
Autore | Luigi Ditella |